sabato 28 agosto 2010

La Massa ringrazia il Regime


Sono decenni che ti prendono per i fondelli.

Ti dicono che la cosa più importante non è la libertà, nè l'uguaglianza.
E' la sicurezza. E' il controllo. L'Ordine.
Ti dicono che senza sicurezza non c'è libertà. Senza controllo non c'è uguaglianza.
E te lo dicono tutti i giorni, tramite i giornali, i telegiornali, le radio.
Non cala il Sole senza che un rom abbia rubato, un rumeno abbia violentato, un arabo abbia spacciato.
La sicurezza è sempre da qualcosa o qualcuno.
Devono creare un nemico, da cui essere sicuri.
Straniero, frocio, comunista, punkabbestia, black block, musulmano, ebreo, negro. Ultimamente tocca agli ultras.

Biglietti nominali, poi caro prezzi, poi pay tv, poi divieti di trasferte, poi Osservatori sulla violenza, poi abolizione dei treni speciali, poi la flagranza differita, poi il Daspo.
Ovviamente, più controllo. Ovviamente, meno libertà. E la sicurezza? E' aumentata o diminuita a seguito di queste azioni? Diminuita.

Ora tocca alla tessera del tifoso. Poi toccherà alle impronte digitali per tutti. Poi ci metteranno un chip nel corpo. E tutto per farci un piacere, per farci vivere in un mondo più sicuro.
E la Massa dice grazie. La massa dice che è giusto. I Rom vanno cacciati, gli ultras sono terroristi, i napoletani non lavorano. C'è un partito, in Italia, che su parole quali "frocio, negro, terrone, zingaro" ha fondato la propria esistenza: si chiama Lega Nord, è al governo. Il ministro degli interni, Maroni, è della Lega. Ed è Maroni che ha voluto la tessera del tifoso.
Fatti due conti, fratello.

Se il Regime dicesse: "vi chiudiamo in gabbia per proteggervi e farvi stare al sicuro", la Massa direbbe "Si, Grazie. E' giusto".

Fino a quando dalla Massa non sorgerà un Popolo, il Regime prospererà.

venerdì 27 agosto 2010

Educazione Civica ed Educazione Fisica


Quando si parla di "riforma della scuola", c'è da tremare.
Negli ultimi anni, ogni "riforma" è stata, in realtà, una "controriforma".
Ci ha provato prima Berlinguer. Fallendo.
Poi è toccato alla Moratti. Altro fallimento.
Oggi ci prova la Gelmini: non ne parliamo proprio.
Fallimento su fallimento, il sistema formativo ed educativo italiano ha sfornato orde di ignoranti, cittadini senza cittadinanza, individui fisicamente impreparati.

Due delle materie più bistrattate, per non dire dimenticate, della scuola italiana sono l'Educazione Civica e l'Educazione Fisica.
Hanno anche cambiato nome alle suddette, ma la sostanza non è cambiata: dimenticate.
Completamente dimenticate.
Ed oggi ci ritroviamo ragazzi che escono dalla scuola con un diploma e non sanno un acca delle leggi (giuste o sbagliate) o delle istituzioni (inefficienti) della nostra Repubblica.
Per non parlare della forma fisica! Se non fosse per le attività sportive fatte fuori dall'orario scolastico (e neanche da tutti i giovani italiani), i nostri ragazzi allenerebbero il loro corpo solo a scuola: due ore a settimana, in palestre improvvisate, con strumenti inadatti e metodologie vetuste.

E' frequente trovarsi di fronte ragazzi e ragazze che conoscono vita, morte e miracoli dei finalisti del Grande Fratello, ma non sanno che tipo di repubblica è l'Italia, chi è e cosa fa il Presidente della Repubblica, oppure la differenza tra un decreto legge ed un referendum.
E' altrettanto frequente trovarsi di fronte ragazzi e ragazze scafandrati nel fisico, ingrassati dall'ultimo Mc Donald's menù, i quali pur di vestirsi alla moda si costringono dentro magliette attillate che mettono in evidenza solo il grasso. Una gioventù senza forza, senza nerbo, scoordinata.

Una reale e profonda riforma del sistema educativo e formativo italiano non può e non deve prescindere dall'educazione civica e dall'educazione fisica.

Il Sistema pensa alla (finta) opposizione: il Nuovo Ulivo.


Il Sistema, in Italia, continua a proliferare.
Il governo Berlusconi è salvo, anche se poco sano. Tirerà a campare ancora un pò.
Meglio cominciare a pensare a come costruire una (finta) opposizione al regime Berlusconi.
Il Sistema ha deciso: bisogna costruire un Nuovo Ulivo.
Che magari faccia le stesse cose del vecchio Ulivo (precarietà, guerre, disoccupazione, tasse, apertura totale all'Europa, controllo sociale, fine della conflittualità sindacale, controllo della immigrazione) oltre a dimostrarsi utile a continuare il progetto che il governo Berlusconi, se dovesse cadere e perdere le elezioni, non porterebbe al termine.
Ci sono conquiste che il Sistema DEVE ottenere.
Se ci riesce Berlusconi, bene.
Se non ci riesce, tocca al Nuovo Ulivo.

Si ricomincerà con la retorica del "governo amico".
La Cgil tornerà ad essere un cane addomesticato.
Si ricomincerà a chiamare "flessibilità" la precarietà.
Si farà finta di combattere l'evasione fiscale.
Si darebbe nuovamente spazio alle varie consorterie e banche amiche.
Le leggi ad personam rimarranno.
La legge sul conflitto di interessi non verrà fatta.
Ci saranno nuove tasse sui lavoratori per ripianare i danni fatti da Berlusconi.
Magari manderanno qualche altro militare all'estero ad obbedire agli americani.

E' questa l'alternativa a Berlusconi? Forse.
Ma di certo non è l'alternativa al berlusconismo.

giovedì 26 agosto 2010

Libero e Il Giornale: quanto costano i giornali di Berlusconi!



http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/22/quanto-costa-l%e2%80%99esercitodi-carta-di-b/52045/

Costano tanto i manganelli mediatici dei berlusconiani. Il paradosso di Libero e de Il Giornale, i due giornali più liberisti e antistatalisti è che non potrebbero stare sul mercato. Senza i soldi regalati dagli azionisti dovrebbero dimagrire o chiudere i battenti. Nel caso di Libero c’è l’aggravante del contributo statale: 20 milioni di euro negli ultimi tre anni. Il consigliere Maurizio Belpietro dovrebbe licenziare tutti i giornalisti per fare tornare i conti in ordine e permettere così al direttore Maurizio Belpietro di scrivere con la coscienza pulita i suoi editoriali affilati contro gli aiuti ai terroni spreconi. Anche Panorama fa segnare un calo delle vendite reali e dei ricavi in edicola. Se non contasse sulle promozioni che abbattono il prezzo non potrebbe sostenere i costi ingenti delle sue (sempre più rare) inchieste.

La politica nei bilanci

Per comprendere l’anomalia dell’editoria italiana più che agli articoli dei media berlusconiani bisogna leggere i loro bilanci. Basta confrontare le vendite di Libero e del Giornale con le spese per capire che non siamo di fronte a due imprese commerciali ma politiche, per fonti di finanziamento e finalità. Solo con l’interesse politico dell’editore si può spiegare il fenomeno più unico che raro di un quotidiano che perde copie ma non taglia il personale. Solo con la forza politica dei padroni si può spiegare il paradosso dei ricavi pubblicitari che schizzano alle stelle solo per loro nel periodo più nero della storia. Merito della concessionaria di pubblicità Visibilia di Daniela Santanché, sottosegretario del Governo Berlusconi.



Il Giornale smentisce tutte le favole sull’abilità imprenditoriale dei Berlusconi. La Sei, Società Europea Edizioni, che lo controlla ha perso 68 milioni di euro negli ultimi tre anni. Nel 2009 il rosso è stato di 17,7 milioni di euro, nel 2008 era a meno 22,7 milioni e nel 2007 raggiungeva addirittura 23,2 milioni. A soffrire è soprattutto la controllante Pbf, Paolo Berlusconi Finanziaria: l’indebitamento superava i 100 milioni nel 2006 ed è sceso solo a 77 milioni nel 2008, grazie alle iniezioni degli azionisti. L’arrivo di Vittorio Feltri ha portato un aumento di copie ma anche del fondo rischi per le cause legali salito da 2,1 milioni a 2,65 milioni. Per il 2010 si prevede una perdita a due cifre, nonostante il boom di vendite dello scoop sulla casa di Montecarlo. L’analista Paolo Sassetti ha studiato i conti degli ultimi dieci anni per concludere che la perdita è strutturale. Solo i continui aumenti di capitale dei soci hanno permesso di non attaccare al chiodo il costoso manganello del premier. Le inchieste e le cause perse costano. E a pagare scoop e bufale sono i familiari del beneficiario politico.



Il Giornale è controllato per il 63 per cento da Paolo Berlusconi (46 per cento con la sua Pbf, Paolo Berlusconi Finanziaria e il 17 per cento mediante la Arcus Multimedia) il restante 37 per cento è dalla Mondadori, guidata da Marina Berlusconi e controllata da Silvio e dai suoi figli. La perdita di decine di milioni all’anno si stempera e diluisce nel flusso degli utili della divisione libri (quella che può contare sulle vendite di Roberto Saviano, tra gli altri). E non si può certo dire che la divisione periodici sia aiutata dal settimanale Panorama. La diffusione del magazine rimane sopra le 400 mila copie ma la domanda è drogata con vendite a prezzi stracciate che hanno costretto il glorioso settimanale a offrirsi come una semi-free press a 0,99 euro in edicola e con il 70 per cento di sconto in abbonamento.

Il miracolo di Libero



Mondadori è un colosso dalle spalle larghe che può sopportare sia la crisi di Panorama che le perdite del Giornale. Dal 2005 al 2008 ha incamerato perdite per 70 milioni di euro, solo nel 2008 ne ha contabilizzate ben 16,6 milioni di euro. Non ci vuole un mago della contabilità per capire che Paolo Berlusconi non ha i soldi e nemmeno le ragioni imprenditoriali per continuare a investire sul Giornale che invece giova molto al fratello Silvio.



Anche Libero non sarebbe in grado di sopravvivere sul mercato. Sono lontani i picchi toccati nel 2006 con 144 mila copie diffuse. Il calo era cominciato con Vittorio Feltri che ha lasciato la sua creatura a 115 mila copie. Da agosto a dicembre, nella prima fase della direzione Belpietro alla direzione, le vendite sono crollate a 79 mila copie portando la media di vendita del 2009 a 92 mila copie. L’emorragia non si ferma e a dicembre del 2009 Libero era inchiodato a 70 mila copie, una posizione che – secondo le previsioni degli amminitratori – resterà valida per tutto il 2010.



La struttura del giornale è però cresciuta mentre le copie si dimezzavano e così il quotidiano controllato dalla famiglia Angelucci ha superato quota cento giornalisti dipendenti. Come fanno a pagare otto milioni di euro di stipendi ogni anno? I giornalisti che scrivono spesso contro Roma Ladrona sono interamente pagati grazie al contributo della presidenza del consiglio dei ministri. Nel 2007 il giornale allora diretto da Feltri aveva incassato 7,8 milioni di euro grazie a uno stratagemma è intestato alla Fondazione San Raffaele, controllata ovviamente dagli Angelucci (che quest’anno hanno generosamente contribuito alle casse del giornale con 5,6 milioni di euro) ma equiparata a un ente benefico.



Gli amministratori prevedono di incassare per il 2009 altri 6 milioni di euro ma nella relazione di accompagnamento al bilancio gli amministratori scrivono che il contributo per il 2008 non è stato ancora liquidato. Ci deve essere qualche problema con la documentazione anche se la società ha fornito tutte le sue delucidazioni. Se entrerà in vigore la riforma del settore, ci sarà un milione e mezzo di euro in meno. Per fortuna c’è Daniela Santanché che si occupa di raccogliere la pubblicità su Libero, con la sua Visibilia. Nel 2009, mentre il mercato italiano scendeva del 18,6 per cento la Santanché regalava a Libero un bel più 26 per cento portando il bottino pubblicitario a 10,8 milioni di euro. Una performance inspiegabile alla luce del crollo delle copie del quotidiano. E da quando Feltri è passato al Giornale, la Santanché lo ha seguito garantendo a entrambi i quotidiani la sua preziosissima pubblicità.

martedì 24 agosto 2010

La Fiat, ovvero la distruzione di ogni diritto dei lavoratori.



Con sommo disgusto, riteniamo inconcepibile ciò che la Fiat sta facendo ai tre lavoratori licenziati perchè avrebbero, durante uno sciopero, bloccato la catena di montaggio ed impedito di continuare a lavorare.
Un giudice ha assolto da tale accusa i tre lavoratori (colpevoli in realtà di essere iscritti alla FIOM - Cgil).
Lo stesso giudice ha deliberato che i tre debbano tornare al lavoro subito.
Nonostante ciò, la FIAT ha dichiarato di voler impedire ai tre di tornare al loro legittimo posto di lavoro: possono stare in azienda e svolgere solo attività sindacale, nessuna attività lavorativa.

I tre lavoratori, oggi, hanno scritto una lettera al Presidente Napolitano.
"Signor presidente - dicono - per sentirci uomini e non parassiti di questa società vogliamo guadagnarci il pane come ogni padre di famiglia e non percepire la retribuzione senza lavorare". La decisione della Fiat Sata "di non reintegrarci nel nostro posto di lavoro è una palese violazione della legge" ma, aggiungono, "in uno Stato di diritto non dovrebbe essere neppure consentito di dichiarare a tutti (stampa compresa) di voler disattendere un provvedimento legalmente impartito dalla autorità giudiziaria con ciò mostrando disprezzo per la Costituzione e per le leggi".

Sono ben lontani i tempi in cui le questioni di fabbrica le risolvevano gli stessi operai.
Sono ben lontani i tempi in cui i dirigenti della Fiat Sata avrebbero tremato all'idea di impedire a tre lavoratori di lavorare, dopo che un giudice aveva dato loro ragione.
Sono lontani circa 30-40 anni i tempi in cui i lavoratori potevano legittimamente ambire a gestire, in maniera autonoma, la produzione e le turnazioni dell'officina o della fabbrica.

Lo diciamo con amarezza: quei tempi sono andati, quei sindacalisti sono morti, quei movimenti dei lavoratori non ci sono più. E non ci saranno mai più. Il Novecento è passato, capitolo chiuso.
Anche il Capitalismo ha chiuso col Novecento: a partire dal 1989, dalla caduta del Muro, il Sistema ha avuto coscienza di sè e si è ristrutturato.
Sono venti anni che il Sistema, senza più nessun reale concorrente o avversario, ha modificato gli strumenti del proprio dominio senza modificare affatto la natura del dominio stesso. Il mondo unipolare ha garantito al Sistema e ai suoi servitori (quelli che noi chiamiamo "governanti") di crescere, arricchirsi, strutturarsi senza nessun limite, vincolo, ostacolo.
La Globalizzazione è, per l'appunto, la conseguenza di tutto ciò. Nessuna Unione Sovietica o Cina Popolare sul cammino della globalizzazione: l'URSS era morta e la Cina Popolare aveva ormai abbracciato il Capitalismo, trasformandosi da "nemico" a "partner commerciale".

Anche la Fiat, nonostante la morte degli Agnelli, si è ristrutturata. Il Valletta di oggi si chiama Marchionne. L'Agnelli di oggi si chiama Elkann. E, badate bene, non sono la stessa pasta dei predecessori. Valletta fece ciò che fece in quell'epoca, con quegli avversari e quegli obiettivi. Marchionne vive in un'altra epoca, utilizza strumenti diversi, non ha avversari degni di tale nome (basta vedere Cisl e Uil), ed ha obiettivi diversi da quelli di Valletta.
E' importante capire ciò: la contrapposizione dura e radicale alle logiche economiche e sociali alla Fiat non può essere fatta come 30-40 anni fa.
Diciamolo chiaro e tondo: non c'è spazio per nuove BR. Ma non c'è nemmeno più spazio per le concertazioni. E' tra questi due poli che deve inserirsi una azione di contrasto autonoma e radicale.

Il diritto al lavoro e alla vita non si concertano. Si conquistano.

Gruppo di affinità e leadership



Gruppo di affinità


Un gruppo di affinità è di solito un piccolo gruppo di attivisti politici di sinistra (di solito 3-20) che lavorano insieme alla realizzazione di una azione diretta.

I gruppi di affinità sono organizzati con modalità non-gerarchiche, di solito usano il metodo del consenso come processo decisionale e sono spesso fatti di amici fidati di comune ideologia. Essi forniscono un metodo di organizzazione flessibile e decentralizzata.

Gruppi di affinità possono essere basati su una ideologia comune (ad esempio, l'anarchismo), una comune preoccupazione per un determinato problema (ad esempio anti-nucleare) o una attività comune, ruolo o competenza (ad esempio, il Black Block). I gruppi di affinità possono avere adesione sia aperta che chiusa, anche se quest'ultima è molto più comune.

Leadership

L’Autonomismo politico militante disconosce figure quali Segretario, Presidente, ecc… in quanto ogni Militante Autonomo è filosoficamente e politicamente antigerarchico.

Per questa ragione, tutti i movimenti ed i collettivi autonomi sono strutturati in maniera non gerarchica, hanno cariche della durata massima di un anno, e non hanno leader. Spesso, ricorrono alla figura del Portavoce, che viene eletto dal direttivo del movimento o collettivo e resta in carica per un anno al massimo (anche se il suo incarico può essere prolungato nel tempo, se il Direttivo approva).

Il momento elettorale



Azione Autonoma non è contro lo strumento elettorale in sè: ogni decisione, in ogni istituzione (dall'associazione culturale al Parlamento), viene presa tramite un sistema elettorale, un processo elettivo.
Azione Autonoma ritiene, però, che una vera democrazia si ottiene solo quando, a votare, sono chiamati coloro che hanno diritto di votare, in quanto consapevoli delle più elementari norme del vivere civile e delle regole fondamentali delle istituzioni di una comunità.
Detto in parole povere: fino a quando a votare potranno andare tutti, anche quelli che non conoscono il nome del presidente della repubblica italiana, ma conoscono vita e miracoli dei concorrenti del Grande Fratello, Azione Autonoma sarà contro le elezioni.
Azione Autonoma propone una riduzione del corpo elettorale, di cui possono far parte solo coloro che dimostrano di "conoscere le più elementari norme del vivere civile e le regole fondamentali delle istituzioni di una comunità". Bisogna dimostrare di conoscere queste cose, se si vuole avere diritto di voto.
Come selezionare il corpo elettorale? Beh, nel passato il diritto di voto era concesso solo ai nobili, poi ai ricchi, poi solo agli uomini. Tutte queste distinzioni sono sbagliate: nè il diritto di sangue, nè quello di censo, nè quello di genere, sono strumenti giusti per selezionare il corpo elettorale (il Popolo).
E' possibile, viceversa, immaginare una sorta di esame che, chi vuole andare a votare, deve sostenere e superare. Una sorta di esame in cui il richiedente dimostri di conoscere minimamente ciò che una volta era definita Educazione civica, materia che va rivalutata insieme all'Educazione Fisica.
Fino a quando, viceversa, a votare sarà chiamata la Massa, e non il Popolo, allora Azione Autonoma si schiererà contro le elezioni.

Siccome, però, siamo Estremi ma non Estremisti, e riteniamo che "una bomba fa più male se esplonde DENTRO il Palazzo", consideriamo possibile presentare nostri candidati indipendenti nelle liste di altri partiti o movimenti.
L'importante è che tali candidature siano autonome (cioè non organiche alla lista in cui ci si candida) e siano fatte dentro liste e/o dentro coalizioni che si schierino apertamente CONTRO il Sistema e CONTRO i partiti del Sistema, che in Italia sono i seguenti:
Pdl, Pd, Lega Nord, Udc, ApI, FLI, La Destra, PLI, MPA.
Nessun esponente di Azione Autonoma può candidarsi dentro liste espresse dai suddetti partiti.

Il simbolo di Azione Autonoma non sarà mai presente sulle schede elettorali, se non eventualmente per elezioni locali (circoscrizionali o comunali). Questo perchè le elezioni circoscrizionali o comunali interessano direttamente e da vicino la Comunità, mentre già a partire dal livello provinciale gli interessi della Comunità vengono posti dopo gli interessi di partito, coalizione o governo.

lunedì 23 agosto 2010

Siamo di centro. Estremo Centro.



Per spalancare le porte del futuro bisogna chiudere e sbarrare le porte del passato.
Col Novecento abbiamo chiuso. Punto.
Col fascismo ed i fascismi, col comunismo e i socialismi reali ed utopistici, con la falsa contrapposizione tra Destra e Sinistra... abbiamo chiuso. Punto.
Per noi, per Azione Autonoma, esiste solo il Sistema (con le sue mille sfaccettature, con le sue crisi e le sue contrapposizioni interne) ed i Nemici del Sistema. I Non-Conformi. Noi. Punto.
Ringraziamo chi, nei decenni e nei secoli passati, ci ha tramandato i valori su cui si fonda Azione Autonoma ed il nostro personale modo di vivere Autonomo e Militante. Ringraziamo chi, da destra come da sinistra, si è sempre schierato dall'altra parte  della barricata: con gli oppressi, i precari, i disoccupati, i valorosi, gli onesti, i sorridenti, i combattenti, gli eretici... contro i capitalisti, i padroni, i miliardari, i cocainomani, i benpensanti, i moderati, gli ortodossi. Vi ringraziamo tutti. Punto.

Adesso, però, tocca a noi. A chi, questo fottuto nuove millennio, vuole viverselo da protagonista, non da spettatore lobotomizzato di reality e armi di distrazione di massa, mentre il Sistema gestisce e decide tutto. Tutto. Vogliamo decidere anche noi. Vogliamo gestire le nostre vite. Punto.
Potevamo stare a destra. Nella destra "radicale". Tra le fila dei post-neo-fascisti. A sbavare dietro una bandiera che, sempre a destra, la Lega reputa utile a pulirsi il culo. A ricordare quante cose buone ha fatto Mussolini, tipo far arrivare i treni in orario.
Oppure potevamo stare a sinistra. Nella sinistra "antagonista" o "radicale" anch'essa. Tra i rivoluzionari blasè, i fan di Che Guevara e le canne sfumacchiate a tutta forza. Tra i comunisti un pò stalinisti un pò trockjisti. Tra gli anarchici che cantano "Addio Lugano Bella...".
Invece NO. Non vogliamo stare tra loro. Non vogliamo stare a destra, nè a sinistra. Vogliamo stare al centro. Noi stiamo al centro. Punto.

Il centro politico, in Italia come nel resto del mondo "occidentale", dove vige la vecchia liberaldemocrazia di stampo anglo-americano, è sinonimo di moderazione, liberalismo, pragmatismo.
Ebbene, noi siamo:

  • Estremi (che è cosa diversa dall'essere estremisti) nelle loro proposte ed azioni. Noi non siamo avvezzi al compromesso con chi, da decenni, ci frega il passato, il presente ed il futuro. Noi non siamo pronti a sederci ad un tavolo per le trattative, se non da vincitori. Al tavolo, da perdenti, non ci sediamo più. Noi non vogliamo piacere un pò a questo, un pò a quello, e alla fine fare schifo a noi stessi.

  • Libertari e lottiamo per la libertà delle persone e dei popoli. Per noi, la libertà è un valore che trascende la mera dimensione economica, anzi riteniamo che, spesso, la libertà economica si traduca in sorpruso e povertà per moltissime persone. Non siamo liberisti: vogliamo che l'organizzazione e la gestione della struttura economica di una Comunita siano in mano alla Comunità, non agli imprenditori. Non siamo liberali, perchè il liberalismo ha rappresentato la fine del mondo della Tradizione a cui ci ispiriamo, imborghesendo ogni aspetto della vita politica, economica e morale della Comunità.

  • NonConformi in quanto rifiutiamo the american way of life che sembrava aver trionfato negli anni trascorsi dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi. Contrastiamo ferocemente la degenerazione politica, culturale e morale della sedicente società civile italiana. Non vogliamo piacere. Non vogliamo applausi. Non vogliamo avere patenti di "affidabilità", "serietà", "saggezza", "concretezza" ed "utilità" da parte del Potere. Vogliamo essere affidabili, seri, saggi, concreti ed utili per le persone che faticano ad arrivare alla fine del mese, che non riescono a pensare alla loro vita come una lenta agonia fatta di rate da pagare. Non vogliamo vestirci alla moda, ascoltare l'album più in voga, comprare ciò che la pubblicità del Sistema ci dice essere saporito. Vogliamo essere nel Popolo. E per essere nel Popolo, dobbiamo essere Estranei Alla Massa.
Siamo di centro, quindi. Ma di un centro Estremo, Libertario e NonConforme.
L'Estremo Centro.

domenica 22 agosto 2010

Stile di vita MILITANTE



Il militante di Azione Autonoma deve intendere la propria militanza come uno stile di vita. In Azione Autonoma non si entra tramite tesseramento, versamento della quota mensile o annuale, bonifico bancario o postapay. In Azione Autonoma si entra e si milita - se si vuole - tramite l'impegno costante, quotidiano, la presenza alle riunioni e alle azioni organizzate, e soprattutto facendo di se stesso un esempio per gli altri.
Ecco, il militante autonomo deve essere esempio:

  • Deve essere e sembrare in ogni occasione e davanti a tutti disinteressato al denaro, all'arricchimento personale;

  • deve essere e sembrare una persona onesta, che non ha amicizie nella malavita; deve essere e sembrare una persona incorruttibile dal Sistema;

  • deve sapersi mimetizzare in ogni luogo di lavoro, esponendosi solo dopo aver sondato il terreno ed aver capito quali lavoratori eventualmente portare verso la causa. Non tutti sono pronti a militare in Azione Autonoma;

  • deve essere e sembrare una persona egualmente disgustata dalla Destra e dalla Sinistra;

  • deve prima ascoltare, e poi parlare.

  • deve essere e sembrare una persona rispettosa di se stesso, del proprio o della propria partner, della propria famiglia, dei propri amici;

  • deve essere e sembrare una persona dalla mentalità aperta, pronta alle contaminazioni e alle novità, senza però mai smarrire l'orientamento fondamentale: essere autonomo;

  • se fa uso di alcool (birra o vino) o droghe leggere naturali, deve farne un uso morigerato;

  • non deve assolutamente fare uso di eroina, cocaina, droghe sintetiche e droghe pesanti in generale;

  • deve vestirsi come preferisce, tranne durante le azioni (quando si vestirà di nero, secondo quanto prescritto e descritto qui http://azioneautonoma.blogspot.com/2010/08/la-divisa-dei-militanti-di-azione.html

  • deve, infine, in ogni momento essere pronto e solidale con gli altri lavoratori, e mai sfruttare il lavoro altrui per il proprio arricchimento.
Chi non crede in questi dettami, può essere un simpatizzante ed un fiancheggiatore di Azione Autonoma. Ma non ne sarà mai un militante.

Noi e gli Autonomi Nazionalisti



Varie persone ci hanno scritto, notando parecchie somiglianze tra il nostro giovane movimento politico e i più noti Autonomi Nazionalisti.
Possiamo innanzitutto dire che la differenza fondamentale tra Azione Autonoma e agli Autonomi Nazionalisti sta, appunto, nell'aggettivo "nazionalisti": noi siamo nazionalisti, nel senso che difendiamo la nostra patria, ma consideriamo Patria il "luogo" di chi ha la nostra stessa Idea, non chi ha lo stesso sangue o parla la stessa lingua. E' una concezione, se vogliamo, idealistica di Patria e di Nazione (e, quindi, di Popolo) che ci rende nazionalisti in un modo nuovo.
Questo, e non solo questo, ci permette di smarcarci da ogni apparentamento con la destra e col (neo, post, ex) fascismo, mentre talvolta gli Aut.Naz. sono accomunati proprio a tale schieramento. Noi non siamo di destra, nè di sinistra. Noi siamo di Centro. Estremo Centro.
Su moltissime cose, invece, siamo dalla stessa parte della barricata: il nostro anticapitalismo, movimentismo, antigerarchismo, autonomismo, insurrezionalismo, lo ritroviamo anche nelle posizioni degli Autonomi Nazionalisti. Entrambi siamo CONTRO il Sistema ed il NWO (New World Order, Nuovo Ordine Mondiale).

Quindi, concludendo, diciamo che nell'area dell'Autonomismo antagonista (consentiteci la forzatura semantica) noi stiamo all'Estremo Centro rispetto agli Autonomi Nazionalisti e agli Autonomi di sinistra.

Il Club Bilderberg: la camera del Sistema





venerdì 20 agosto 2010

La "divisa" e il saluto dei militanti di Azione Autonoma



Chiunque può essere militante di Azione Autonoma. Il vostro compagno di banco, il vostro collega d'ufficio, il vostro capo ufficio, il vostro vicino di casa, l'edicolante da cui andate a comprare il giornale, il cassiere al supermercato, il cameriere della pizzeria.
Non lo riconoscerete da spille, adesivi, giacche e cravatte, camicie nere o rosse, tessere, ecc...

La "divisa" dei militanti di Azione Autonoma va utilizzata solo durante le azioni, e consiste nel vestirsi completamente di nero: maglietta, pantalone (meglio se largo e con le tasche laterali), scarpe (ginniche o anfibi), felpa (meglio se con cappuccio),. Accessori quali occhiali da sole o guanti debbono necessariamente essere neri o rossi, se utilizzati. Stesso dicasi per l'eventuale sciarpetta, bandana o passamontagna. Sono sconsigliate le borse ed i zaini, mentre è possibile utilizzare piccoli borselli neri a tracolla. 

Il saluto dei militanti di Azione Autonoma consiste nel tendere il braccio destro col pugno della mano destra chiuso.

Eventuali scritte o striscioni vanno firmati con la V cerchiata.

Sulla violenza


Una delle accuse più comuni mosse agli Autonomi è: "siete violenti!".
Prima di spiegare meglio le nostre azioni, cerchiamo di dare una definizione del termine "violenza". Una delle definizioni più comuni sostiene che la violenza sia "l'azione fisica o psichica esercitata da una persona su un'altra (anche se può, nella specificità del termine, includersi l'azione fisica e psichica di un uomo su un animale)". Ci preme aggiungere, a tutto ciò, che anche l'azione fisica esercitata su una forma di vita vegetale (ad esempio, gli alberi) va considerata una violenza.
Da questa prima definizione, quindi, sono escluse le "cose": negozi, auto, pompe di benzina, Mc donald's, banche... Nel caso in cui l'azione fisica sia esercitata su una di queste "cose", non si fa Violenza ma Vandalismo. Quando vediamo, quindi, i cittadini greci scesi in piazza a difendere le loro esistenze dalla crisi capitalistica che le sta distruggendo, e li vediamo attaccare le banche, non stiamo assistendo ad una azione violenta. L'azione violenta è quella di chi ha generato quella crisi economica, che sta inficiando fisicamente e psichicamente la vita dei cittadini e dei lavoratori greci. Anche in quel caso, quindi, la "presunta" violenza dei manifestanti è conseguenza della "certa" violenza dei governanti e del Sistema.

Continuiamo con un approfondimento riferito alla definizione sopra esposta:
"La violenza non necessariamente implica un danno fisico. L'indurre a un certo comportamento sotto:
la minaccia, il plagio, l'imposizione d'autorità contro la volontà del soggetto, sono alcuni esempi di violenza non fisica".
Questa definizione pone l'accento su tre esempi di violenza che i cittadini ed i lavoratori subiscono QUOTIDIANAMENTE:

la minaccia (di perdere il posto di lavoro, di essere licenziati, di non aver rinnovato il contratto, di non arrivare a fine mese, di non riuscire a pagare un mutuo per 30 anni, di essere linciati o arrestati se si protesta, di essere espulsi da un Paese perchè clandestini, ecc...);

il plagio (il lavaggio del cervello cui siamo soggetti, il finto pluralismo televisivo, il proliferare dei reality, la cancellazione dai palinsesti dei programmi d'informazione, lo spostamento ad orari improbabili dei programmi qualitativamente migliori, l'epurazione dei giornalisti poco asserviti, i telegiornali gestiti dal Sistema, la scelta delle notizie da dare, l'insistenza e la ripetitività delle notizie, l'imposizione di modelli estetico-culturali filosistemici, ecc...);

l'autoritarismo inteso nella sua accezione negativa (l'emanazione di leggi liberticide, l'imposizione di nuove tasse, la tutela e la difesa a prescindere delle forze dell'ordine, la tessera del tifoso, le impronte digitali, la presenza delle forze dell'ordine nei quartieri dei ricchi e l'assenza delle stesse nei quartieri popolari, le restrizioni cui sono soggetti gli immigrati, l'imposizione di costumi e stilemi culturali clericali o liberisti, ecc...).

Questi tre esempi di violenza, che subiamo quotidianamente, causano necessariamente: una assuefazione della Massa; una reazione del Popolo, o meglio delle sue avanguardie e minoranze. L'eventuale risposta violenta del Popolo va, quindi, intesa come una REAZIONE alla violenza cui quotidianamente lo stesso Popolo è soggetto.

La violenza, pertanto, non va elogiata ma va compresa in quanto, molte volte, è più che giustificata.




giovedì 19 agosto 2010

L'importanza della ControInformazione



Il Sistema mondiale ha bisogno di governare la stragrande maggioranza degli stati.
In Italia, il Sistema ha individuato nella falsa contrapposizione tra Centrodestra e Centrosinistra la garanzia di poter perpetuare il proprio dominio.
Che governi Berlusconi o governino i suoi sedicenti avversari, la sostanza non cambia: il Sistema continua a dominare l'Italia, il suo mercato del lavoro, la sua struttura economico-finanziaria, i suoi riferimenti culturali, ed anche il suo sistema dell'informazione.

Qualche esempio? Mettiamoli allo specchio:
Centrosinistra: Pacchetto Treu
Centrodestra: Legge 30 (detta strumentalmente Legge Biagi)

Centrosinistra: Riforma Berlinguer della Scuola
Centrodestra: Riforma Moratti della scuola

Centrosinistra: Legge Turco - Napolitano sull'Immigrazione
Centrodestra: Legge Bossi - Fini sull'Immigrazione.

Potremmo continuare facilmente, ma preferiamo fermarci.
La legge 30 è figlia del Pacchetto Treu; la riforma Moratti è figlia della riforma Berlinguer; la Bossi - Fini è figlia della Turco - Napolitano.

Tale comunione di intenti tra centrodestra e centrosinistra è riscontrabile anche nel sistema dell'Informazione.
Serve una legge sul conflitto di interessi. Nulla.
Bisogna consegnare le frequenze, occupate abusivamente da Rete 4, a Europa 7. Niente.
Serve una legge antitrust sulla informazione. Niente di niente.
Serve garantire l'autonomia della RAI senza, però, necessariamente privatizzarla. Niente di niente di niente.

L'85 % degli italiani si informa SOLO tramite la Tv. Chi governa la Tv italiana, governa l'informazione italiana, plagia le menti ed indirizza il voto.
La Controinformazione è consentita solo via internet, ma gli accessi alla rete sono ancora troppo pochi e l'informazione web è ancora immatura.

Azione Autonoma lotta per la creazione di un network televisivo, radiofonico e web indipendente, autonomo, autogestito ed autofinanziato, atto a realizzare la ControInformazione antiSistema.
Azione Autonoma si propone azioni di disturbo della Informazione di Regime, sia nei confronti dei network, sia nei confronti dei singoli direttori di rete, redattori e giornalisti.

Perchè Azione Autonoma


Quando si fonda un movimento politico, di qualsiasi natura, si sceglie anche un nome.
E la scelta di quel nome va motivata.
Noi abbiamo scelto Azione Autonoma.

Azione: atto insorgente. Insurrezione. Ribellione. Opposizione. Disordine. Caos.

Autonoma: fuori dagli schemi politologici classici. Fuori dalle alleanze strategiche. Fuori dalla falsa contrapposizione Destra/Sinistra. Fuori dai giochetti politico-elettorali. Fuori dalla concezione liberaldemocratica di stampo anglo-americano. Fuori dal Sistema che consente alle Masse beote di eleggere e giustificare le Oligarchie del Denaro.

Siete fascisti o comunisti? Col Novecento abbiamo chiuso.

Siete di Destra o di Sinistra? Siamo di Centro. Estremo Centro.

Siete anarchici? Siamo Autonomi. Basta questo a comprendere similitudini e differenze col movimento anarchico.

Siete pacifisti? Siamo contro le guerre capitaliste ed imperialiste.

Siete non violenti? No. Rispondiamo con violenza alla violenza che subiamo ogni giorno da parte del Sistema.

Siete ambientalisti? Si.

Siete animalisti? Si.

Siete contro il nucleare? Si.

Siete liberali? No. Libertari.

Siete democratici? Si. Democrazia significa Governo del Popolo, non della Massa. Siamo contro la massa. Siamo estranei alla massa.

Vi candidate alle elezioni? No. Fino a quando la falsa democrazia liberale anglo-americana consentirà alla Massa di votare, noi non parteciperemo se non fuori dai due Poli. Nè col centrodestra, nè col centrosinistra.

Siete razzisti? No. Non esiste una razza superiore ad un'altra. Esistono razze diverse.

Siete per il multiculturalismo? No. Tutto ciò che è abbattimento delle differenze, appiattimento, omologazione, da noi viene contrastato.

Siete nazionalisti? Si. Difendiamo la nostra Patria.

Qual è la vostra patria? Come direbbe Evola: "Non l'essere di una stessa terra o di una stessa lingua, ma l'essere della stessa idea" è essere della stessa Patria.

Vi alleate con altri partiti? Coi partiti parlamentari, no. Coi movimenti extraparlamentari, è possibile una alleanza tattica, MAI una alleanza strategica ed organica. Noi Siamo Autonomi.